Il dramma dei Creativi
- Rosa Paola Carfora
- 5 ago 2021
- Tempo di lettura: 4 min
Benché alcuni non ne siano del tutto consapevoli, la scintilla della creatività è dentro ognuno di noi e può essere coltivata in vari modi. Raramente siamo creativi in modo costante, è più frequente alternare fasi di creatività caratterizzate da un’alta energia, con fasi di bassa energia. Le persone di alta energia vogliono e producono molto, al contrario, quelle di bassa energia, vogliono poco e producono poco.

Indice
Nelle realtà aziendali è molto frequente che un unico elemento di bassa energia sia sufficiente a determinare il cattivo andamento di tutta l’attività.
La cosa preoccupante però è che la maggior parte delle coppie che si formano, escludendo la fase iniziale della storia, sono composte da un elemento di alta energia e da uno di bassa energia…. e se un unico elemento può tirare giù le sorti di un azienda, figuriamoci cosa può accadere in una coppia!
Chi è un creativo? Un creativo è una persona che può riempire il suo mondo di cose nuove, capace di allargare i propri orizzonti, di raggiungere obiettivi per altri inimmaginabili.
Ahimè, essendo oggi tutti immersi in una società bloccata sotto numerosi aspetti, è incredibilmente frequente che il creativo sia una persona spaventata, piena di dubbi e bisognosa di appoggio e approvazione.
È proprio questo tipo di bisogno a rappresentare il pericolo più grave per le persone di alta energia.
Queste sanno infatti, a livello più o meno consapevole, che dare vita a qualcosa di nuovo crea inevitabilmente una sorta resistenza da parte di tutto quello che esiste già. Molto raramente i cambiamenti vengono ben accolti fin da subito dai più.
Questo significa, per il creativo, generare conflitto
LA CRISI DEL CREATIVO
Conflitto significa crisi = separazione = taglio.
Essere in crisi significa separarsi Separarsi da ciò che è già noto, già controllato, sicuro. Il creativo entra in crisi separandosi dal vecchio, avendo idee e creando qualcosa che prima non c’era. Il creativo deve fare i conti con questa condizione e trovare l’equilibrio tra il voler condividere la propria idea con tutti (come é naturale che sia) e il bisogno umano di essere compreso ed approvato. Ma trovare questo equilibrio non è affatto semplice, anzi la via del successo prevede da parte del creativo una grande fiducia in se stesso.
La via dell’auto sabotaggio
Il creativo è pur sempre un umano ed ha una grande sfida da superare, e cioè fare i conti con la sua natura senza lasciarsi ingoiare da essa.
Le sue potenzialità, che siano latenti o manifeste, possono essere per molti spaventose, in quanto, cambiare il proprio mondo, implica, come già detto, una separazione dalle proprie certezze.
Inoltre è esposto al giudizio di tutti coloro che vogliono che le cose restino come sono (ovvero la maggioranza) o che magari dicono a parole di voler cambiare, ma alla prima ventata di novità scappano terrorizzati nella loro palude di certezze.
Il creativo che teme sé stesso spesso andrà a formare una coppia o entrerà in gruppi con elementi di bassa energia che lo terranno bloccato nel niente. Che ne sia cosciente o meno (ma in genere non lo é) sarà questa la sua strategia di salvaguardia dai conflitti, che però lo porterà inevitabilmente ad un conflitto ancora più grande e profondo e che avverrà segretamente nel suo cuore.
La via della libertà
Quando il creativo affronta la sua indole e si stacca, è sicuramente una scelta sana, ma a volte deve comunque evitare di voler avere ragione, di essere approvato dagli altri del suo territorio se questi non sono pronti per comprenderlo.
In questi casi, gli serve il coraggio di lasciare le cose conosciute alle spalle e sapere che si incontreranno resistenze. È necessario avere il coraggio di andare là dove qualcuno sarà in grado di accogliere il suo nuovo modo di essere e le nuove idee.
Può risultare dannoso rimanere per cercare di convincere o, peggio ancora, a litigare; questo porta all’autodistruzione perché il vecchio in un certo senso è più forte del nuovo.
Perché entrare in conflitto? perché avere ragione? perché avere fan?
Non serve insegnare agli altri a “fare le magie”, meglio prima farle per sé
Lo stupore come salvezza Il conformismo oggi consiste nell’avere paura, nella nostra società va tutto storto ed il pensiero negativo serve a tenere tutti fermi e obbedienti. Pensare davvero invece significa chiedersi perché, e per avere risposte è necessario cominciare a cercare. Il conflitto non piace a nessuno ma è utile perché ci fa pensare più in fretta ed inoltre ci dà la possibilità di accorgersi di qualcosa che prima ignoravamo e quindi ci aiuta a stupirci. Stupirsi è un’attitudine comune nei bambini, agli adulti invece piace assicurarsi che tutto sia come sempre, che tutto sia sotto controllo, ordinario. L’ umano adulto si perde il mondo. Stupirsi significa vedere l’essere, ovvero smettere di chiedersi il: “cosa? quando? dove?”, ma cominciare a chiedersi il “perché?”
Nel chiedersi “perché” avviene una sospensione del giudizio, si comincia a dubitare di tutto per cercare le proprie risposte. Questo avviene quando ciò che sappiamo non ci basta più e non possiamo accontentarci di una spiegazione di cui non abbiamo un esperienza diretta. Tutto ciò che sappiamo di noi stessi non fa parte del presente, ma del passato. Ma il passato è qualcosa di irrimediabile mentre noi possiamo cambiare direzione in ogni istante. Non siamo irrimediabilmente ciò che siamo (stati), ma possiamo essere l’io che vogliamo grazie alle opportunità delle nostre noiosissime crisi (insospettabilmente) creative!
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